A proposito di ”Nessun posto è come casa mia”…

Quando, dopo svariati anni in cui ho sognato di farlo, ho finalmente preso la decisione di scrivere un libro, ho pensato che il modo migliore per divulgare la mia passione per la scrittura e la mia personale impronta, fosse iniziare raccontando qualcosa di me; così, adesso che ho aperto la porta di questa mia stanza dell’anima, ho deciso che il modo più efficace per farmi conoscere non possa essere che quello di parlare del mio romanzo, proprio perché narra di una mia vicenda personale. Ho scelto di impostare “Nessun posto è come casa mia” parlando in terza persona, ma chi mi conosce e chi lo ha letto sa che tratta di un delicato passaggio della mia adolescenza. La protagonista del romanzo si chiama Alice e la decisione di narrare di un particolare periodo della sua vita attraverso la voce di un narratore esterno ma onnisciente mi ha dato la possibilità di smorzare lievemente i toni di quella che è un’esperienza molto forte e impattante, ma anche di permettere a me di affrontare o meglio, di ripercorrere un momento molto difficile della mia esistenza, riguardo il quale fino a poco tempo fa raramente riuscivo ad aprirmi. La storia di Alice è la storia di molte persone, adolescenti e non, che ad un certo punto del loro percorso si ritrovano a dover combattere con i propri demoni interiori. Il mostro che divora Alice giorno dopo giorno è l’anoressia, un nemico silenzioso che si insinua nella mente e nel corpo fino ad arrivare all’anima con l’obiettivo di annientarla. L’adolescenza è un entusiasmante periodo della vita di ognuno di noi, in cui si iniziano a fare nuove esperienze, dove ci si avvia verso l’età adulta ma si è ancora un po’ bambini e questo, per molti può rappresentare una fonte di disagio, di angoscia, di inadeguatezza; si inizia a fare i conti con questioni “da grandi” come l’amore, le delusioni, la perdita, le maggiori responsabilità di vita o scolastiche, la visione della vita inizia a cambiare, così come i sogni, gli obiettivi, il corpo inizia un processo di trasformazione ma non sempre si è pronti ad accogliere di buon grado ma soprattutto a gestire tutto questo bagaglio di mutazioni. Alice è solo una ragazzina di neanche quindici anni e per quanto abbia una moltitudine di obiettivi e sogni, per quanto sia attratta dal mondo dei cambiamenti che sta affrontando, desideri vivere quell’età in cui si trova che sa bene non tornare più una volta trascorsa e per quanto si trovi spesso a fantasticare sull’amore da favola, sentirsi diversa, vedersi più donna e quindi suscitare l’interesse dell’altro sesso, la spaventa, perché non si sente pronta, perché si sente ancora una bambina. Così sentirà bussare alla sua porta un demone definito anoressia e non appena gli aprirà, verrà travolta da questo insidioso e pericoloso disturbo alimentare; lei, solare, piena di vita, energica, con i suoi interessi e i tanti desideri, viene oscurata da una nuvola grigia che le appannerà la vista e il cuore, arrivando, prima a passo lento, poi a precipizio, nel baratro della malattia. Vivrà quasi un anno in una struttura e quei mesi trascorsi rinchiusa fra le quattro mura di un ospedale, inizialmente la faranno arrivare al limite facendole sfiorare la morte, poi la porteranno a rivedere la luce conducendola infine a rinascere. Alice riesce così non solo a sconfiggere la malattia, ma soprattutto a trarre molti insegnamenti e ad acquisire maggiore fiducia in se stessa.Guarderà la morte in faccia, ma dovrà fare i conti anche col dolore degli altri, con quello di chi la ama e le vuole bene ma anche di chi è imprigionato in una malattia analoga alla sua o di differente natura. Perché è affrontando la propria sofferenza e empatizzando con quella altrui che ci si fortifica, ma soprattutto si cresce.”

 Alice capirà che il mondo fuori da quel grigio reparto al piano terra di un famoso ospedale toscano la sta attendendo e sarà l’incontro con un ragazzo, Mattia, che le darà il giusto input per raggiungere quella consapevolezza, ma solo grazie alla sua grande voglia di vivere, forza d’animo e di volontà, riuscirà a passare dal buio più profondo alla luce più brillante. Alice non sarà mai più la stessa, quell’esperienza l’avrà cambiata, resa matura, sarà mutata la sua visione di molti aspetti della vita. Il mostro che l’ha divorata per mesi a volte potrà tornare ad affacciarsi sotto altre forme nel corso della sua evoluzione come essere umano, ma ad affrontarlo troverà non più una bambina fragile e inesperta, ma una giovane donna più matura, consapevole e sicura di sè. 

Mi ci sono voluti dodici anni per metabolizzare quello che ho dovuto affrontare quando ero adolescente e per essere pronta a tradurre la mia esperienza in un libro con l’obiettivo di divulgare non solo la mia storia, ma anche di dare voce a tutte quelle persone che come me hanno vissuto questa malattia o la stanno affrontando. Scrivere questo romanzo non ha rappresentato soltanto una catarsi personale, ma tramite le mie parole ho sentito l’urgenza anche di essere vicina a coloro che hanno vissuto in quel tunnel o che lo stanno attraversando in questo momento, alle loro famiglie, e ho voluto omaggiare la mia di famiglia e tutte le persone che mi sono state vicine, i legami che si sono creati, ma soprattutto me stessa e tutta la grinta che ho dovuto far uscire per vincere la malattia. Oltre tutto questo, per me era importante divulgare il mio vissuto relativo alla malattia perché a causa dei disturbi del comportamento alimentare si soffre molto e purtroppo si può anche morire, ma se ne parla troppo poco, trovo ci sia una scarsa informazione e si tende a parlarne in maniera non adeguatamente efficace. Sarò politicamente scorretta, ma sono costretta a dire che nel 2022 c’è ancora troppa ignoranza riguardo a questi disturbi, perché molti pensano che siano malattie volute rispetto ad altre, ma non è così, perché vi assicuro che non si sceglie di rimanere ingabbiati in un circolo vizioso, non si sceglie di farsi divorare corpo e anima da un demone taciturno, di avere una visione distorta di sè, di convivere con la depressione, l’ansia e l’angoscia. Molti pensano che il fulcro di tutto sia il cibo ma in realtà è solo un deterrente e non è certo sufficiente forzare una persona a mangiare per risolvere il problema, per questo è fondamentale un sostegno prima di tutto psicologico per aiutare chi è affetto da tali disturbi, perché prima di fare qualsiasi scalino è necessario curare e guarire mente e anima, naturalmente affiancato a un monitoraggio fisico effettuato da un equipe di esperti: non a caso “mens sana in corpore sano”. Nutrire prima di tutto la mente e anima. Di anoressia, bulimia, binge eating, ci si ammala perché ci si sente inadeguati, per problemi legati a dinamiche familiari dannose, per amore, per solitudine, per paura, per traumi subiti, per un lutto e per una miriade di altri motivi che non sono mai banali, perché chi si trascina fino all’orlo del baratro e’ tutt’altro che banale, sono le persone più profonde, sensibili ed empatiche che arrivano a toccare il fondo. Ma sono anche le più capaci nel mostrare forza e resilienza. Un solo messaggio intendo inviare a chi ha sofferto o ne soffre, FATEVI AIUTARE, perché siete forti e questo non dovete mai scordarlo, ma il giusto sostegno e’ fondamentale in queste circostanze, perché di anoressia e di tutti gli altri disturbi si può guarire, la vita è più forte di qualsiasi altra paura. Un solo messaggio a chi sta al fianco di chi soffre, NON LASCIATELI MAI SOLI, anche quando vi respingeranno, perché lo faranno, non dovete mollare anche quando sembra difficile e talvolta inutile. Ma non rimanete mai soli neanche voi, perché necessiterete di tanta forza personale ma anche del sostegno esterno per mantenere un equilibrio tale da permettervi di affrontare il percorso accanto a chi amate e sta soffrendo. 

In ultimo, un solo messaggio desidero inviare invece a chi non è informato sulle motivazioni che spingono le persone ad ammalarsi e sulle malattie alimentari stesse, NON GIUDICATE; se non conoscete, tacete, perché non avete idea del male che le vostre parole possono fare a chi soffre, perché le parole possono essere più forti di un pugno nello stomaco e ferire più di una lama nel cuore. 

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